Questo è il momento per mettere a dimora i bulbi dei gigli: fiori molto presenti nell’araldica e nella simbologia religiosa, simbolo di purezza nella loro versione bianca, la più rappresentata (tanto da far nascere il detto “candido come un giglio”).
L’immagine del giglio, e dunque il suo utilizzo ornamentale, affonda nei millenni: è presente sulle sculture assire e sulle tombe egiziane, proprio perché nei due imperi diventa l’emblema della sovranità del Faraone e dell’innocenza delle vergini.
Nell’antica Grecia e a Roma, il giglio esprime amore sublime, fedeltà e procreazione, posto sul capo della sposa come corona nuziale assieme a spighe di grano. Oggi è il fiore deputato per festeggiare il 6° anniversario di matrimonio.
Amore ma anche potere e regalità: i gigli con i grifoni inaugurano la loro presenza nell’araldica intorno al 1580 a.C., sulle pareti nella sala del trono del Palazzo di Cnosso. Oggi è una delle quattro figure araldiche più popolari, con la croce, l’aquila e il leone.
Ad Akrotiri, sull’isola di Santorini, è stata ritrovata la ‘Camera del giglio‘ adibita al rituale nuziale, dalle pareti decorate con rossi e bianchi gigli.
Per riavvicinarci di molto ai giorni nostri, nell’epoca vittoriana era usuale porre un giglio, simbolo di purezza, sulla lapidi delle donne.
Anche nelle religioni ebraica e cristiana il fiore è sinonimo di gioventù, verginità e fertilità. Il ‘Lilium candidum’ diventa il ‘giglio della Madonna’, il ‘giglio di San Luigi’, o il ‘giglio di Sant’Antonio’: e questo si ritrova nelle rappresentazioni della storia dell’arte, in moltissime Annunciazioni.
Anche San Giuseppe, se tiene il Bambino in braccio, ha un bastone da viandante da cui spuntano per miracolo dei gigli bianchi. I tre petali sono ritenuti simbolici delle tre virtù – fede, speranza e carità – e allusivi alla Sacra Trinità, ma anche alla Passione e alla Resurrezione di Cristo.
Alcune leggende sono relative ad una mutazione del colore: di gigli gialli fino al passaggio della Madonna, che li raccoglie, tramutandoli in bianchi; di gigli bianchi che arrossiscono al passaggio di Cristo, vergognandosi della propria bellezza.
In copertina: Annunciazione, Sandro Botticelli, 1490.