I preparativi per il primo sbarco su Marte, previsto nel 2050, sono solo all’inizio, ma gli addetti ai lavori hanno già fatto passi da gigante. Finora, è stata condotta una prima di tranche di 15 esperimenti nella zona dell’Oman, territorio che presenta numerose analogie con il paesaggio marziano e, tra questi, ben 4 sono made in Italy.
I ricercatori dell’ENEA (ente nazionale per le nuove tecnologie), sostenuti dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’Università degli Studi di Milano hanno allestito HortExtreme, una camera di crescita per realizzare la coltivazione di 4 piante. Le verdure sono state selezionate per il loro ciclo di coltura di circa 15 giorni e perché alimenti ricchi di antiossidanti, in grado di contrastare i radicali liberi e garantire un corretto apporto nutrizionale ai membri dell’equipaggio. Né pesticidi, né fitofarmaci, ma solo luci a led, atmosfera controllata, riciclo dell’acqua, attraverso uno speciale sistema idroponicoe un sostrato inerte, cioè senza terra.
Il monitoraggio delle condizioni ambientali da parte di astronauti, ricercatori e tecnici non è avvenuto in tempo reale, ma con un ritardo temporale di 20 minuti tra l’invio delle trasmissioni e la ricezione delle risposte, per riprodurre la stessa condizione nella quale si troverebbero gli astronauti in missione su Marte.
Le prime verdure coltivabili su Marte sono già state mangiate e il prossimo obiettivo sarà quello di introdurre nell’orto “spaziale” anche il pomodoro, ricco di licopene e alimento caratterizzante della dieta mediterranea e la frutta, entrambi con un ciclo di coltura più lungo rispetto alle verdure già scelte.
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